L'arte di Alessandro Radice

Alessandro Radice ha da sempre cercato di conciliare nella sua vita quelle che sono le sue due passioni più grandi: la pittura e il cinema. Per lungo tempo infatti ha scelto come soggetto per le sue opere i film in uscita, che interpretava liberamente grazie alle letture fatte su testi specializzati e grazie soprattutto alla sua abilità inventiva. I suoi dipinti prendevano vita 4 o 5 mesi prima dell’arrivo del film sul mercato italiano e proprio in questo era il genio di Radice: dare corpo a un sogno non ancora concretizzato dal manifesto ufficiale.

La passione per il cinema continua, ma, come spesso accade, Radice ha sentito l’esigenza di cercare strade nuove per dare una risposta al suo afflato pittorico. Così è passato dal figurativo all’astratto e al geometrico, dando sfogo alla sua necessità di cambiamento nello sperimentare nuove cromie e nuove forme, di cui si è servito per dare voce a questo desiderio di scoprirsi altro. In realtà, nascostamente, il cinema faceva capolino anche in queste tele, con discrezione, ma ben presente per rispondere al bisogno dell’artista di far sentire la sua anima più vera.

Un periodo di scoperta, un periodo di crescita, che gli è servito per mettersi alla prova e scoprire sfaccettature desuete di sé; ma poi la passione vera è tornata a farsi sentire e così, dopo questa fase, l’artista è tornato al figurativo, aprendosi ad esperienze nuove e coltivando contemporaneamente le sue abilità, per poter mettere in luce quelle emozioni che erano sottese nell’astrazione, ma che per lui è indispensabile rendere più evidenti.

E così ha iniziato a ritrarre in monocromo giovani attrici , si è dedicato ai paesaggi, si è fatto ispirare dai grandi autori del passato; soprattutto però è tornato al cinema. In realtà questo percorso è ancora in divenire, ma la strada sembra ormai tracciata.

Agatha Christie ha detto che “Una passione che dura tutta la vita è un privilegio, indipendentemente dal prezzo che ci chiede”. Radice è un privilegiato: è arrivato al punto in cui, da autore consapevole, può esprimere liberamente ciò che caratterizza il suo essere artista e quello che poteva sembrare un limite, l’essere legato ad un unico ambito, è invece diventato la spinta al cambiamento. Le sue tele infatti non si limitano a cristallizzare nella memoria un momento o un viso, ma si propongono di andare oltre, alla scoperta di quello che è davvero il cinema: un insegnamento di vita.

La pittura è il medium attraverso cui il cinema diventa vita: la fantasia infatti permette di esprimere con libertà ciò che è insito nelle storie che l’artista sceglie per le sue opere. In questo modo, Radice ci fornisce le chiavi interpretative, che ci consentono di entrare nel cuore delle vicende, senza fermarci in superficie, ma arrivando in profondità. Questa sua attività è un flusso continuo, una strada in perenne movimento, ma soprattutto è il modo in cui la sua interiorità più profonda può farsi luce. Jean Cocteau ha scritto che “Il cinema è la scrittura moderna il cui inchiostro è la luce.” Queste parole possono ben esprimere l’arte di Radice, perché lui rende comprensibile questa scrittura moderna attraverso la sua luce, che è quella dei sui quadri, ma soprattutto della sua passione.

Federica Mingozzi
Giugno 2016